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NOASnews: Andiamo su Marte!

Se il Congresso USA avesse approvato l’idea di Werner von Braun, saremmo già stati su Marte da almeno vent’anni. Con le missioni Apollo per la Luna era stato realizzato il più potente razzo della storia, il Saturno V, e preparato uno stuolo di tecnici per realizzare quella impresa sognata dai poeti. Una volta raggiunta la Luna, nel 1969 von Braun assicurava che nell’arco di una dozzina di anni avrebbe realizzato una spedizione umana su Marte. Le cose sono andate diversamente. Tuttavia il tempo trascorso è stato proficuo perché oggi conosciamo molto bene quali siano le condizioni della superficie del pianeta rosso. Marte ha una atmosfera trascurabile e comunque irrespirabile priva com’è di ossigeno, all’acqua non consente di essere liquida, le temperature sono quasi sempre bassissime, le tempeste di sabbia sono violentissime. Le sonde in orbita e i rover sulla superficie hanno rivelato l’esistenza nel lontano passato di fiumi che hanno modellato la superficie, ed anche gli elementi chimici base per l’esistenza della vita sono presenti. Con radar capaci di radiografare fino a chilometri di profondità, sviluppati dall’Italia, si è scoperta l’abbondanza di ghiaccio d’acqua. Oggi abbiamo una buona mappatura di Marte fino a 5 km di profondità, sappiamo dove sono le riserve di ghiaccio principali e che l’acqua contenuta nella sola calotta polare nord sarebbe sufficiente a ricoprire l’intero pianeta con un oceano dello spessore di 8 metri. Con le missioni in fase di sviluppo per il 2018 e il 2020 si cercheranno le riserve più prossime alla superficie. Questo è uno degli obiettivi che si pongono sia Exomars 2018 dell’ESA, che Mars 2020 della NASA. Quest’ultima avrà anche il compito di collezionare campioni in un contenitore sigillato, raccolti poi da una missione successiva, verso il 2022 o 24. Servirà anche per dimostrare la fattibilità di un viaggio di andata e ritorno. Provare le tecnologie per ripartire dalla superficie di Marte e tornare sulla Terra è uno dei passi fondamentali per il successo dell’esplorazione umana. Poi si dovrà studiare il comportamento del corpo umano a lunghissime esposizioni all’ambiente spaziale. A questo scopo la ISS (Stazione Spaziale Internazionale) fornisce un validissimo campo di prova, ad esempio sugli effetti della microgravità sulla circolazione del sangue e dei liquidi linfatici per periodi di un anno e più, alle tecnologie per la protezione dalla radiazione. Si proseguirà su questa linea di test in ambienti via via più lontani dalla Terra, con  una stazione in orbita circumlunare, poi con la cattura di un asteroide, infine si andrà in orbita attorno a Marte. Qui si imparerà ad andare e tornare nel modo più efficiente possibile e, finalmente, si atterrerà sul pianeta. La lista delle cose da fare è lunghissima e va dal realizzare nuove tute, nuovi attrezzi, rover per lo spostamento umano, moduli abitabili in grado di assicurare un adeguato schermaggio dalle radiazioni, realizzare impianti di produzione di energia anche per sciogliere il ghiaccio o alimentare le serre per la produzione di cibo, fino a realizzare un sistema di telecomunicazioni in grado di assicurare una capacità di collegamento continuo anche quando il Sole si frappone tra la Terra e Marte impedendo, come ora succede, di comunicare. Il futuro dell’esplorazione di Marte sarà un sforzo necessariamente internazionale cui l’Italia è già proficuamente impegnata.(150828)


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