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NOASnews: Tasse sull'onda gravitazionale?

NOASnews > 2016
1936: anche negli Stati Uniti Einstein continuò a coltivare la sua passione per la vela. Altre onde!
A immaginare per primo le «onde gravifiche» (così le chiamava) fu, nel 1905, il fisico matematico francese Henri Poincarè, che però le inserì in un contesto sbagliato, quello della teoria oggi nota come relatività ristretta. Le vere onde gravitazionali furono previste da Einstein come conseguenza della «seconda» relatività, la relatività generale, nel giugno del 1916. Per molto tempo il loro status teorico rimase dubbio.
Lo stesso Einstein, tornando nel 1936 sulla questione, ebbe un ripensamento e si convinse che le onde gravitazionali non esistessero. Spedì il lavoro che conteneva questa conclusione a una rivista americana, la Physical Review. Come di consueto prima di pubblicare, la direzione sottopose al giudizio di un revisore anonimo il lavoro. L'esito fu negativo, segnalando un errore nel ragionamento. Apriti cielo! Einstein, non abituato alla peer review, si indispettì per la procedura. Scrisse al direttore della rivista dicendo di non averlo autorizzato a mostrare il lavoro ad altri. «Non vedo alcuna ragione» aggiunse «per replicare ai commenti, comunque erronei, del vostro esperto. A causa di questo incidente preferisco pubblicare l'articolo altrove». Ma il revisore era Howard Percy Robertson, uno dei massimi specialisti di relatività, ed aveva ragione. Einstein corresse l'errore e le onde gravitazionali tornarono ad esistere, su un altra rivista però! Fu evidente fin dall'inizio, tuttavia, che dovevano essere debolissime e molto difficili da osservare e per alcuni decenni nessuno se ne occupò più. Negli anni sessanta il fisico ameriano Joe Weber aprì la via alla ricerca sperimentale delle onde gravitazionali.   
Oggi, dopo aver riconosciuto le onde gravitazionali, si apre un mondo completamente nuovo, le cui applicazioni sono tutte da scoprire. Al momento viene in mente solo la fisica di base, ma chi sa mai se un pò alla volta non si avranno ricadute anche nella nostra vita: in fondo per le onde elettromagnetiche, da cui oggi dipende buona parte del nostro benessere, è stato così.
Speriamo solo che la profezia di Faraday non abbia a ripetersi. Faraday, che aveva acquistato una certa notorietà per i suoi esperimenti sull'elettromagnetismo, ricevette la visita di un ministro inglese. Questi osservando "l'anello di Faraday" (quello che poi sarebbe diventato nientemeno che il generatore elettrico), fece la solita famigerata domanda:«A cosa serve?». La risposta di Faraday, gelida, fu: « Ancora non lo so, ma sono sicuro che un futuro governo riuscirà a metterci una tassa sopra!»  ... la bolletta dell'Enel, in Italia ...  
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